domenica 8 novembre 2009

L'inventario parte 2: L'inventario

Entriamo solo quando autorizzati e tutti e 140 (precari, universiari in cerca dei soldi per il fumo e disadattati vari) dietro le casse chiacchieriamo nervosamente fino a quando un ometto con un forte accento pugliese meglio barese sale su una sediolina ci spiega quello che dobbiamo fare tentando addirttura di motivarci dando un importanza incredibile al nostro lavoro per la salvezza non solo di Cecatlon ma dell'umanità intera.
Quando ci dice che non è possibile portare con noi zaini, marsupi o borse in genere sembra stia per scoppiare una rivolta. Alcuni signori tra i più anziani cominciano ad urlare che non possono lavorare senza i medicinali e che gli accordi erano diversi e per un attimo pure noi figli dei contratti inesistenti e del lavoro nero viviamo il nostro momento di coesione tra lavoratori eccheccazzo sembra di stare negli anni 70 solo per pochi minuti però.
Veniamo quindi divisi in gruppi per corsie e come in una moderna vendemmia dove al posto delle forbici c'è un affare per bippare iniziamo a contare lo faremo per 4 ore e basta.
Il nostro capogruppo sprizza simpatia da tutti i pori e già un collega si fa notare perché nono stante la giovane età è un ESPERTO in inventari. Brandisce la macchinetta per bippare come una pistola in uno spaghetti western di Sergio Leone ed è incredibilmente veloce . Già lo odio.
Gli altri colleghi non parlano anche perché se parli perdi il conto e visto che lo scopo è contare tutti contano e basta. Le uniche pause sono per pisciare e bere acqua.
Arriviamo così alla fine delle 4 ore e io fortunato posso lavorare un quarto d'ora più degli altri. Infreddoliti e stanchi torniamo a casa con le facce molto perplesse tranne Corinzia che è in macchina con noi lei è quasi entusiasta, il suo lavoro è cercare lavoro e queste esperienze sono per lei una ricerca sociologica sulla condizione del nuovo lavoratore si dice divertita. Odio anche lei ah ah.

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